Il tavolo di partecipazione cittadino alle scelte del Waterfront di Roma


sabato 16 marzo 2013

WATERFRONT, PROPOSTA SHOCK DEL TAVOLO PARTECIPATO: CON 40 EURO I ROMANI COMPRINO I TERRENICHE RICADONO NEL PROGETTO




Nessuno conosce il destino della spiaggia di Ostia, perché dei 90 ettari che vanno dal Porto Turistico di Roma alla Tenuta del Presidente della Repubblica, l’amministrazione Alemanno non parla. Nessuno sa cosa sia uno stabilimento balneare: la proposta di delibera del Waterfront, la numero 26, li assimila a “servizio pubblico di livello urbano”, mentre invece si è di fronte ad “attività turistiche”, aperte tutto l’anno, con un conseguente carico urbanistico superiore a quanto è stato stimato dai tecnici del Campidoglio. Senza considerare, poi, il numero dei parcheggi: secondo le stime del Comune di Roma, servono nella stagione balneare 4.688+6.000 posti auto. Poiché un posto auto è 25mq, secondo gli stessi calcoli mancano più di 27 ettari di parcheggio.

Sono le prime considerazioni (L'INTERO DOCUMENTO E' RIPORTATO IN CALCE) emerse questa mattina, durante la conferenza stampa organizzata dagli aderenti al Tavolo partecipato sul Waterfront, che si è tenuta nella sala consiliare del XIII municipio di Roma Capitale, in piazza della Stazione Vecchia a Ostia.

“All'interno della sostenibilità urbanistica proposta dall'amministrazione, non viene tenuto in considerazione l'ambito della Stazione di Ostia Antica e di Stagni di Ostia (Comparti OA e SO) che però ne fanno parte. Il riferimento è solo alle tre zone censuarie dell’abitato di Ostia 13F, 13G e 13H, seppure l'area di Stagni sia ritenuta proprio dall'amministrazione ‘un contesto degradato dotato di servizi del tutto insufficienti a soddisfare il fabbisogno dei residenti’ e dunque, al suo interno mancano gli standard – spiega Paula De Jesus, urbanista di Labur che siede al Tavolo partecipato – Non solo, nel calcolare gli attuali standard urbanistici mancanti a Ostia, l'amministrazione capitolina fa due assunzioni sbagliate: considera la popolazione iscritta all’Anagrafe nel 2003, nonostante siano disponibili i dati sul sito del Comune di Roma del Censimento 2011; stima la consistenza edilizia dell’abitato di Ostia a circa 3.700.000 mq di superficie utile lorda, mentre dovrebbe essere aggiornata ad almeno 5 milioni”.

Dall’esame degli standard elencati dal Comune di Roma, “non si capisce dove abbiano ricavato i dati per il verde, considerati i numeri stratosferici che in realtà non sono aree verdi fruibili e attrezzate come verde pubblico (illuminazione, panchine, area giochi, alberature, manutenzione ordinaria, etc.) – aggiunge l’architetto del Tavolo partecipato Franco Pirone – Basti pensare che viene addirittura compresa la quota parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano calcolata in 391.250 mq, quando invece si tratta di aree compromesse”.

L’attenzione dei partecipanti alla conferenza si è poi focalizzata sui grattacieli, dopo il “sì, ci sono – no, non ci sono – forse ci sono”. Durante l’incontro del 19 febbraio scorso tra gli aderenti al Tavolo partecipato e l’assessorato alle politiche urbanistiche del Comune di Roma, l’architetto Vittoria Crisostomi (dirigente del dipartimento programmazione e attuazione urbanistica, incaricata del progetto Litorale di Roma) e lo stesso assessore Marco Corsini hanno affermato che i grattacieli erano stati bocciati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. Anche questa dichiarazione è falsa. Dal piano progettuale del Waterfront risultano 3 grattacieli da edificare nell’area a ridosso della stazione Castelfusano della Roma-Lido: il più alto è di 107 metri.

“Denunceremo i tecnici che hanno lavorato sulla proposta di delibera del Waterfront – continua l’urbanista Paula De Jesus – li denunceremo agli organi competenti e agli albi professionali di appartenenza. Oggi lanciamo una campagna, un ‘azionariato popolare’. Proponiamo, vista la valutazione delle aree a 100 milioni di euro, di chiedere ai romani di comprare con soli 40 euro a testa i terreni che ricadono nel piano del Waterfront. A questo punto, decideranno i romani cosa fare dei loro beni”.

“La delibera del consiglio comunale numero 57 del 2006 – afferma Stefano Salvemme, consigliere del XIII municipio di Roma Capitale – statuisce la progettazione partecipata, definendola un ulteriore livello di partecipazione. Questo processo può essere promosso su richiesta della Giunta comunale, dell’Assessore competente, del Consiglio comunale, del Presidente del Municipio, del Consiglio municipale, ed è obbligatorio nei casi in cui è espressamente richiesto da bandi o normative regionali, nazionali ed europee. La progettazione partecipata è raccomandata nei casi in cui la rilevanza e complessità dell’intervento consiglia un processo consensuale con gli attori del territorio. A questa normativa faremo riferimento per continuare la nostra battaglia di civiltà e di partecipazione per il bene del nostro territorio”.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i consiglieri Pd Antonio Caliendo e Paolo Orneli, il consigliere Udc Salvatore Colloca, il responsabile Cultura area metropolitana di Sinistra ecologia e libertà Leonardo Ragozzino e il capogruppo Pd nel VI municipio Gianluca Santilli. Quest’ultimo ha proposto al Tavolo partecipato di farsi itinerante nella città partendo proprio dal VI municipio, “perché stiamo parlando di un progetto che riguarda la Capitale e non un singolo quadrante della città”. (Comunicato Stampa)



da OstiaTV LINK all'articolo

da OstiaToday LINK all'articolo

da Paesesera LINK all'articolo

da il Faroonline LINK all'articolo

da Spiritolibero LINK all'articolo

da Il Messaggero, ed. Ostia del 17 marzo 2013:

Waterfront, lanciato l’azionariato popolare.

Waterfront, parte la campagna di azionariato popolare per acquistare i terreni pubblici interessati al progetto. È la provocazione lanciata dal Tavolo partecipato contro la delibera di Giunta capitolina. «Vista la valutazione delle aree a 100 milioni, proporremo ai romani di comprare con soli 40 euro a testa i terreni che ricadono nel piano del waterfront: in questo modo decideranno i romani cosa fare dei loro beni» è l’indicazione che arriva dall’urbanista Paula De Jesus.
Gli aderenti al tavolo presenteranno anche esposti agli ordini professionali per gli «errori gravissimi» commessi dai progettisti. «Secondo le stime del Comune di Roma, servono nella stagione balneare oltre 10mila posti auto: poiché ogni veicolo occupa 25mq, mancano nel progetto più di 27 ettari di parcheggi» osservano Stefano Salvemme e Antonio Caliendo.

da Il Tempo LINK all'articolo

da Canale10, di sabato 16 marzo, prima parte, al min 10.10 a questo LINK


le dichiarazioni di David Sassoli a questo LINK

le dichiarazioni di Gianluca Santilli a questo LINK

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DOCUMENTO PRESENTATO IN CONFERENZA STAMPA



- dopo aver analizzato la documentazione del Comune di Roma di avvio al processo partecipato, visionabile a questo LINK
- dopo quanto è accaduto giovedì scorso presso il Municipio Roma XIII con la bocciatura del documento sulla mobilità, visionabile a questo LINK

- dopo aver redatto il documento sugli standard urbanistici, visionabile a questo LINK

PREMESSO CHE LA DELIBERA DOVREBBE ESSERE RESPINTA IN QUANTO TITOLA "WATERFRONT" MA VENGONO ESCLUSI PROPRIO IL MARE E LE SPIAGGE", COME CONFERMATO DALLA ARCH. VITTORIA CRISOSTOMI E DALL'ASSESSORE ALL'URABANISTICA MARCO CORSINI. CHE NON ESISTE UN DOCUMENTO SULLA MOBILITA'. CHE IL SINDACO HA PERSO I POTERI SPECIALI SUL TRAFFICO E PERTANTO SI RIMANDA ALL'ESPOSTO VISIONABILE A QUESTO LINK

Il tavolo tecnico osserva in prima battuta 3 punti:



1 - STABILIMENTI BALNEARI



L'amministrazione capitolina afferma che:

- "non è stata computata la spiaggia nel tratto compreso tra il Porto e il confine della Tenuta Presidenziale (circa 90 ha), sebbene essa sia considerata come “verde e servizi pubblici esistenti di livello locale” negli elaborati prescrittivi e gestionali del nuovo PRG"



- "l’utilizzazione degli stabilimenti balneari può essere assimilata a quella di un servizio pubblico di livello urbano e, anche per la particolare modalità di fruizione, questi comportano un aggravio nel fabbisogno di parcheggi con la ulteriore difficoltà dell’utilizzo stagionale"



- "La strada da perseguire può essere quella di incrementare parzialmente le dotazioni necessarie per il soddisfacimento degli standard pregressi previste dal Programma degli Interventi, pari a 63.000 mq, e di integrarle con la realizzazione di parcheggi di scambio in aree esterne all’abitato, lungo le principali direttrici infrastrutturali, connesse alle spiagge attraverso un sistema di trasporto pubblico."



Il tavolo tecnico rileva che, secondo le stime per difetto del Comune di Roma, servono nella stagione balneare 4.688+6.000 posti auto. Poiché un posto auto è 25mq, mancano oltre 27 ettari di parcheggio.



Le obiezioni del tavolo tecnico alle affermazioni dell'amministrazione capitolina:
In termini di standard gli stabilimenti balneari non sono assimilabili a 'servizio pubblico di livello urbano' ma sono vere e proprie 'attività turistiche', come risulta per legge, tant'è che è la stessa amministrazione capitolina a costituire il secondo polo turistico di cui il progetto del waterfront costituisce una sua parte. In funzione di ciò, il carico urbanistico indotto dagli stabilimenti balneari è superiore a quanto stimato (si ricorda che gli stabilimenti balneari svologono attività tutto l'anno, eventi sportivi, manifestazioni, ristorazione, discoteche e così via). Non è dunque un utilizzo stagionale, soprattutto nella previsione del futuro distretto turistico.



2 - CALCOLO DEGLI STANDARD URBANISTICI NECESSARI AD OSTIA

All'interno della sostenibilità urbanistica dell’operazione che viene proposta dall'amministrazione non viene tenuto in considerazione l'ambito della Stazione di Ostia Antica e di Stagni di Ostia – Comparti OA e SO, che però ne fanno parte. Il riferimento è solo alle tre zone censuarie dell’abitato di Ostia 13F, 13G e 13H, seppure l'area di Stagni sia ritenuta proprio dall'amministrazione "un contesto degradato, dotata di servizi del tutto insufficienti a soddisfare il fabbisogno dei residenti" e dunque, al suo interno mancano gli standard.

Non solo, nel calcolare gli attuali standard urbanistici mancanti a Ostia (per poi recuperarli all'interno del programma d'interventi del waterfront), l'amministrazione capitolina fa due assunzioni sbagliate:
A) considera la popolazione iscritta in anagrafe al 2003, nonostante siano disponibili i dati sul sito del Comune di Roma del censimento 2011
B) 'stima' la consistenza edilizia dell’abitato di Ostia in circa 3.700.000 mq di SUL (Superficie Utile Lorda).

Il primo dato (A) viene corretto secondo l'indice "stanze totali/stanze occupate" di 1,1425:



Popolazione residente al 31 dicembre 2003      89.281 ab

Correttivo (stanze totali/stanze occupate)               1,1425

Popolazione teorica esistente                           102.004 ab



Da notare che per il computo della popolazione teorica esistente il nuovo Piano sostituisce il riferimento della consistenza del patrimonio edilizio con quello più realistico della popolazione residente integrata con un correttivo (espresso attraverso un indice di affollamento diversificato per ogni Municipio) che consente di verificare la dotazione anche nell’ipotesi di una piena occupazione dell’attuale disponibilità abitativa. L'indice preso in considerazione dal Comune di Roma è quello del 2003 (Comune di Roma, Nprg, Deliberazione di adozione del Consiglio comunale n.33/2003, Relazione, cap. 8, tabella 1), dunque un dato a sua volta non aggiornato.



Per 'farsi venire gli stessi numeri' della popolazione teorica esistente (calcolata come sopra riportato), l'amministrazione capitolina fa un'ulteriore stima, quella sulla consistenza edilizia di Ostia, ma sbaglia anche questo calcolo. Considerano 3,7 milioni di mq di SUL, divide per 40-30 mq/ab e conclude che il risultato è compatibile con i 102.400 ab sopra ottenuto con dati del 2003.



Peccato che dal sito del Comune di Roma si derivano questi dati (http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Territorio_Municipio13.pdf):



Zona Urbanistica          Denominazione            Estensione(kmq) Perimetro      Estensione(mq)

13F                             Ostia Nord       5,68                107.010,90       5.680.646,45

13G                             Ostia Sud          4,45                101.558,86       4.451.231,26

13H                             Castel Fusano 12,21                86.890,56       12.208.627,47



Dunque, 13F+13G+13H = 5,68+4,45+12,21 = 22,34 kmq (senza 13H, Castelfusano: 10,13kmq)

Il Comune di Roma quindi afferma che solo un terzo dell'intera superficie delle zone urbanistiche sopra riportate è costruita. In realtà, dalle mappe satellitari, si ricava che la consistenza edilizia è almeno il 50% dell'intera superficie (comprendendo la zona urbanistica 13H). Dunque la consistenza edilizia deve essere aggiornata ad almeno 5milioni di mq e non 3,7. Ne segue che la popolazione teorica esistente è almeno: 5.000.000mq / 40 ab/mq = 125.000 ab e non 102.004 ab.



In altre parole, il dato di popolazione teorica esistente deve essere aumentato almeno di un 20% rispetto ai dati del Comune, valore che ritorna secondo tre logiche:



- valore ricavato dalla consistenza edilizia stimata avendo preso visione delle mappe satellitari

- valore aggiornato della popolazione iscritta in anagrafe ottenuto dall'ultimo censimento e aggiornamento dell'indice correttivo di 'affollamento'

- valore indicativo, vista la vocazione turistica balneare (Ostia si 'popola' d'estate)

Da notare infine che lo studio del Comune di Roma non tiene minimamente in considerazione la necessità di operare, secondo quanto previsto dalle NTA del NPRG, una differenziazione sulle tipologie di destinazione d'uso della città.



3 - CALCOLO DEGLI STANDARD URBANISTICI ESISTENTI

Non si capisce dove abbiano ricavato i dati per il verde, considerati i numeri stratosferici che in realtà non sono aree verdi fruibili e attrezzate come 'verde pubblico' (illuminazione, panchine, area giochi, alberature, manutenzione ordinaria, etc.). Addirittura viene compresa la quota parte della Riserva del Litorale, calcolata in 391.250 mq, quando invece si tratta di aree compromesse. Servirebbe avere il dettaglio (e forse si trova nella documentazione completa in allegato alla delibera ma non presente sul sito della partecipazione) di ciascun comparto.
Altre osservazioni:

- Anche per quanto concerne le scuole l'amministrazione capitolina minimizza il problema non ritenendolo emergenziale (sempre sulla base dei dati del 2003) vagheggiando una futuribile soluzione a seconda dei futuri insediamenti
- Durante la conferenza stampa il tavolo tecnico ricorda che sia la Crisostomi sia Corsini affermano che i grattacieli sono stati bocciati dalla Soprintendenza, mentre compaiono 3 grattacieli, di cui uno, quello di 107 metri, è di poco più basso di quello di Purini a Euroma2 (120m)

- Si lancia l'azionariato popolare "il waterfront vale 40 euro a testa". Viene proposto, vista la valutazione delle aree a 100 milioni, di lanciare una campagna in tutta Roma affinché i cittadini comprino le aree (per altro di loro proprietà) sottoponendo un loro progetto. Se consideriamo anche la Provincia di Roma basteranno 20 euro a testa.
- Denunciare i tecnici a tutti gli organi competenti e di riferimenti (compreso gli albi professionali) per le gravi carenze, omissioni e errori non tollerabili da parte di persone pagate con i soldi dei cittadini.

Per quanto riguarda il verde, premesso che il DM 1444/1968, prevede una dotazione pari a

9,00 mq/abitante di aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade;

15 mq/ abitante per i parchi pubblici urbani e territoriali.

Che queste quantità non possono in alcun modo rappresentare dei meri dati quantitativi, ma che viceversa impongono una progettazione secondo precisi criteri che per brevità possiamo riassumere in:

Individuazione delle diverse tipologie di aree verdi (spazi gioco distinti per le diverse fasce di età, e parchi di quartiere)

Distribuzione omogenea sul territorio e corretto dimensionamento delle singole aree in funzione della tipologia di area verde

Suddivisione secondo i seguenti criteri: 40% per aree a prato, 40% per aree alberate, 20% per superfici pavimentate e coperte



Se analizziamo le dotazioni di verde previste dal progetto per il Waterfront, pari a mq. 506,480 così suddivisi:

1
Verde della passeggiata a mare
mq
  145.789
2
Verde delle dune
mq
 182.166
3
Verde parco della foce
mq
102.505
4
Verde dell'entroterra
mq
37.856
5
Verde comparti A,B,C,D,E
mq
38.164

TOTALE
mq
506.480



possiamo rilevare che, mentre per quanto riguarda la distinzione delle diverse tipologie di aree verdi di cui al punto a) bisognerebbe attendere una progettazione di dettaglio, per ciò che riguarda i punti b) e c), questa previsione di aree verdi non rispetta in alcun modo dei corretti criteri di progettazione:

Per quanto riguarda le aree verdi che sono concentrate sul fronte mare (circa l’80% del totale previsto), è risaputo che quella fascia di territorio, a causa delle particolari condizioni microclimatiche (salmastro, inquinamento marino) non permette la realizzazione di aree verdi alberate.

Se andiamo ad analizzare nel dettaglio, il previsto parco della foce ha una infelice collocazione, sacrificato com’è tra il tevere, il porto e l’area dei cantieri navali; oltre alla citata impossibilità di prevedere aree alberate, le condizioni microclimatiche (forti venti salmastri e le periodiche piene del tevere, renderebbero improbabile una fruizione da parte dei cittadini.

Anche il parco delle dune previsto a levante, sul  Lungomare Amerigo Vespucci, (e quindi a ben 5 km di distanza dal centro di Ostia!) non può essere compreso nel computo del verde previsto nel rispetto degli Standard urbanistici, visto che nella relazione allegata al “progetto Waterfront” si fa riferimento a un progetto di ricostruzione delle dune, che può avvenire solo a condizione che la fruizione sia inibita senza eccezione alcuna, sia nella fase di ricostruzione, che dura decine di anni, sia dopo che questo processo sarà giunto a maturazione.

Per quanto riguarda infine il previsto Parco lineare del lungomare, si tratta in gran parte di aree libere già a disposizione dei cittadini, in parte costituite da residui di macchia retrodunale, in parte da aree verdi realizzate nel tempo dall’Amministrazione, che quindi in quanto tali non aggiungono, se non in minima parte nuove superfici da ricondurre all’interno degli standard. Inoltre queste aree, a causa sia della cronica impossibilità di prevedere zone alberate, sia dei frequenti venti di libeccio sono sempre state poco fruite da parte dei cittadini, e in nessun modo questo progetto di Waterfront riesce a porre le condizioni perché questa situazione possa migliorare in futuro.

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